Sull’altra riva del fiume con Terry Reid

Mi piace immaginare Terry Reid seduto sulla riva sbagliata ma in fondo giusta del suo fiume. L’ha condotto lì il destino mentre lui si assumeva delle responsabilità, dicendo “no” laddove poteva dire “sì”. Ecco. Sarà capitato anche a voi di prendere dei se e avrei dovuto e farne un falò purificatore per sentirsi meglio, perché il rimpianto è un chiodo rugginoso che dentro ti scava il freddo e il vuoto. Di rimpianti, “Superpolmoni” – come lo chiamano affettuosamente amici e fan – pare non ne abbia, e ciò fa onore a colui che replicò il “famoso” rifiuto opposto a Jimmy Page anche ai Deep Purple e a Spencer Davis.

Datemi del bestemmiatore, però vi dico: meglio così, ché altrimenti ci saremmo persi quel gioiello di River. E vi dico anche che il Bartleby melvillano qui non c’entra. Quest’uomo va fiero della propria vita e di aver contribuito ad accendere il motore del Dirigibile. Che diamine: nel 1969 aveva vent’anni e credeva in se stesso. Era stato in America di spalla a Cream e Stones e il futuro pareva così splendente da accecare. Cosa avremmo fatto al posto suo, noi sapientoni del senno di poi?

Terry Reid

Terry Reid nasce oggi settantuno anni fa nei pressi di Huntingdon, Cambridgeshire. Inizia prestissimo la carriera con i Jaywalkers, che sottraggono ai bittaroli liceali Redbeats un pischello che canta come chi non vuole la pelle nera perché già ha le corde vocali di quel colore. Nel ’66 aprono per Jagger & soci alla Royal Albert Hall, il diciassettenne si ingrazia Graham Nash degli Hollies e questi li porta alla EMI. Malgrado le buone vendite del soul-pop The Hand Don’t Fit The Glove, il gruppo si separa. Entra in scena Mickie Most e in coda ai Sessanta Bang Bang, You’re Terry Reid e un LP omonimo offrono un rock slanciato, misto di pop e soul ma propenso a impennate hard e oasi di folk acido. Guarda caso, in linea con protetti di Most come Jeff Beck Group e Donovan; guarda caso, anticipando un felice dualismo che i Led Zep renderanno stellare.

Talento Reid ne ha eccome: guida un trio inusuale (voce e chitarra, organo, batteria) lungo gli Stati Uniti raccogliendo elogi. Quando Page gli offre il ruolo di cantante dei New Yardbirds, deve onorare impegni importanti e risponde di contattare un tipo della Band Of Joy che di nome fa Robert Plant. Da gentleman consiglia anche il batterista, tale John Bonham. Il resto è storia. A fine 1969 il brillante percorso si arresta. Il mentore vuole un burattino da classifica e pubblica il secondo disco senza consultare l’artista, che serio e determinato com’è, sbatte la porta.

Terry Reid Backstage

Per tre anni Terry non pubblica più nulla a causa delle grane legali derivanti dal litigio. Ciò nonostante, tira dritto. A Wight e Glastonbury incassa applausi, collabora con David Lindley, si vede estromettere Without Expression da Deja Vu per i capricci di Stills. Con il bassista Lee Miles, il batterista Alan White e Lindley lavora in madrepatria sul materiale accumulato nei cassetti, poi Alan molla per gli Yes e David per Jackson Browne e l’album è terminato a Los Angeles mentre Ahmet Ertegun spalanca le porte della Atlantic. La lotta contro i dardi dell’oltraggiosa fortuna infine paga. Dal 1973 possiamo gioire di River, splendore a lento rilascio incamminato con passo più terrigno sui sentieri di Astral Weeks. Duttile e superbo, il cantato di Reid fluisce come fosse uno strumento dentro il perfetto amalgamarsi fra blues, soul, folk, rock e un Brasile assimilato grazie all’amicizia con l’esule Gilberto Gil.

Lo sostengono l’unione tra groove corposi e ipnotici (la sezione ritmica di cui sopra, oppure la batteria di Conrad Isodore e le percussioni di Willie Bobo) e gli arazzi chitarristici di Lindley, così che anche la prima facciata – più movimentata e robusta – è avvolta nel sorridente torpore che rappresenta lo spirito dell’album. Sono canzoni sorprendenti e inafferrabili Dean e Things To Try, Avenue e Live Life, tuttavia l’autentico cuore di River risieda sul lato B. Trovate lì una title-track di svagata emotività (uno Stevie Wonder tropicalista e fumato?) e le malie acustiche Dream e Milestones, dove Nick Drake insegna la saudade a Tim Buckley ed entrambi spariscono in volute di aria solida.

river

La vicenda potrebbe chiudersi su una perfezione che pochi notano e che avrà una postilla nel 2016, allorché il vaglio delle registrazioni inutilizzate porta alla luce gli inediti e le versioni alternative di The Other Side Of The River. Invece, sbrigandomela in fretta, riferisco di ulteriori sfighe. Una perplessa Atlantic straccia il contratto: sollevato e con in tasca una liquidazione di tutto rispetto, Reid si chiude in una villa californiana, mette su famiglia e dal buen retiro comunica di rado. Nel ‘76 Seed Of Memory esce la settimana in cui l’etichetta che lo pubblica, ABC, dichiara bancarotta; tre anni e la Capitol non promuove Rogue Waves, che commercialmente da qualche parte forse sarebbe giunto. Gli Ottanta scivolano via tra cameo e lavoretti conto terzi. Nel 1991 Trevor Horn confeziona il trascurabile The Driver e il resto del decennio è speso negli States con Brian Auger e Mick Taylor. Arriva il nuovo secolo: Terry collabora con DJ Shadow e Alabama 3, River esce in CD e il culto si amplia.

Vi svelo un segreto. In testa ho diversi film che non saranno mai girati. Uno finisce così: un inglese sulla settantina si appresta a salire sul palco, fisico in forma e volto simpaticamente guascone col quale Crono ha avuto clemenza. Gli si avvicina un amico grossomodo della stessa età che conserva vistose tracce dello spezzacuori che fu in gioventù, capello lungo ormai argenteo e sguardo intenso da cavaliere di Rohan. Abbraccio fraterno. Il cavaliere dice: “Lo sai che avresti potuto vivere un’altra vita?”. L’altro sistema la Gretsch davanti al petto. L’accarezza. Gli occhi fissano un orizzonte lontano. “Sì, ma ho la mia. Questo conta, alla fine.” Sui loro sorrisi quasi impercettibilmente diversi partono i titoli di coda. Buon compleanno, Superpolmoni!

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...