Cinquanta pezzi da(i) Dieci

Tra operatori del settore ed appassionati, un po’ tutti amano stilare elenchi del “meglio” di qualsiasi cosa e insomma Nick Hornby aveva visto giusto. Non sono comunque compulsivi che cercano di tenere tutto sotto controllo, ma membri di un’Accademia della Crusca che si divertono in modo intelligente ragionando su generi, epoche, stili. Amare la popular music al punto da studiarla con rigore e accanimento implica ritrovarsi in una bolla che un po’ ci mantiene giovani. Non parlo del fisico, ma di anima e mente.

Se saluti gli anta con immutata passione, i dischi ripagano isolandoti per qualche ora dagli orrori del mondo e rappresentando un sostegno e un’uscita di sicurezza. Dite grazie alle canzoni che ci salvano la  vita e a quelle che illuminano il più nefando dei giorni, ché questa specie di adolescenza sospesa a mezz’aria non comporta necessariamente la fuga dalle responsabilità. Piuttosto, significa affrontare l’esistenza come quando di anni ne avevi venti però con la saggezza nel frattempo offerta dai calci presi e da quelli dati. Difficile, certo, ma non impossibile.

Come la maggior parte di chi traffica con il rock (inteso in senso molto ampio; è più un’attitudine, ecco) e con la cultura che vi gravita attorno, sono uno snob di buon cuore. Per questo motivo – e perché appartengo alla scuola che calcola un decennio da “uno” a “zero” – nel 2019 mi sono risparmiato l’inventario degli anni Dieci. Senza chiamarmene fuori, ho rinviato la faticaccia in questi mesi assurdi, un po’ anche per lasciarmeli alle spalle con un’incombenza piacevole.

Ed eccolo, il risultato, in tutto il suo splendore (?). Prima che commentiate con i soliti “dove cavolo è tizio?” e “roba da matti, ha lasciato fuori The Sempronis” vi rammento che state leggendo un blog, ovvero l’espressione diretta di chi lo scrive. Di conseguenza, questi cinquanta album – lo confesso: per nulla facili da scegliere e suddividere in categorie – sono il distillato del mio cuore e il frutto di un mio prolungato divertimento. Perché da sempre il punto non è fare a chi è più figo, ma usare la propria testa e confrontarsi con quella altrui. Buona lettura.

Magnifici dieci

Damon Albarn – Everyday Robots (Parlophone, 2014)

Algiers – The Underside Of Power (Matador, 2017)

Arctic Monkeys – AM (Domino, 2013)

Neneh Cherry – Blank Project (Smalltown Supersound, 2014)

Dirtmusic – Bu Bir Ruya (Glitterbeat, 2018)

P.J. Harvey – Let England Shake (Island, 2011)

Low – Double Negative (Sub Pop, 2018)

Mourning (A) BLKstar – The Cycle (Don Giovanni, 2020)     

Ryley Walker – Primrose Green (Dead Oceans, 2015)

Jonathan Wilson – Gentle Spirit (Bella Union, 2011)

Splendidi quindici

Terry Allen – Just Like Moby Dick (Paradise Of Bachelors, 2020)

Bombino – Nomad (Nonesuch, 2013)

David Bowie – Blackstar (ISO, 2016)

Dr. John – Locked Down (Nonesuch, 2013)

Bob Dylan – Rough & Rowdy Ways (Columbia, 2020)     

Steve Gunn – The Unseen In Between (Matador, 2019)

Michael Head & The Red Elastic Band – Adios Señor Pussycat (Violette, 2017)

Ed Laurie – Cathedral (Moon Painter, 2012)

Nap Eyes – I’m Bad Now (Paradise Of Bachelors, 2018)

Rustin’ Man – Drift Code (Domino, 2019)

Ty Segall – Freedom’s Goblin (Drag City, 2018)

St. Vincent – s/t (Loma Vista, 2014)

Suuns – Images Du Futur (Secretly Canadian, 2013

Jesse Sykes & Sweet Hereafter – Marble Son (Fargo, 2011)

These New Puritans – Fields Of Reeds (Infectious, 2013)

Preziosi venticinque

Beach House – Bloom (Sub Pop, 2012)

Black Angels – Death Song (Blue Horizon, 2017)

Daniel Blumberg – Minus (Mute, 2018)

Anna Calvi – s/t (Domino, 2011)

Elvis Costello & The Imposters – Look Now (Concord, 2018)

Mark Eitzel – Hey Mr. Ferryman (Merge, 2017)

Fat White Family – Serfs Up (Domino, 2019)

Field Music – Open Here (Memphis Industries, 2018)

Lee Fields & Expressions – Special Night (Big Crown, 2016)

Heliocentrics – A World Of Masks (Soundway, 2017)

King Krule – The Ooz (XL, 2017)

LCD Soundsystem – American Dream (DFA, 2017)

Mbongwana Star – From Kinshasa (World Circuit, 2015)

Mega Bog – Dolphine (Paradise Of Bachelors, 2019)

Randy Newman – Dark Matter (Nonesuch, 2017)

Angel Olsen – My Woman (Jagjaguwar, 2016)

OM – Advaitic Songs (Drag City, 2012)

Sleater-Kinney – No Cities To Love (Sub Pop, 2015)

Trembling Bells – Dungeness (Tin Angel, 2018)

Tropical Fuck Storm – Braindrops (Joyful Noise, 2019)

Ultramarine – Signals Into Space (Les Disques du Crepuscule, 2019)

Tom Waits – Bad As Me (Anti-, 2011)

Jane Weaver – Modern Kosmology (Fire, 2017)

Lucinda Williams – Ghosts Of Highway 20 (Highway 20, 2016)

5 pensieri riguardo “Cinquanta pezzi da(i) Dieci”

  1. Ciao, Giancarlo. Ottima idea quella di scrivere un pezzo incentrato su quanto di meglio pubblicato in musica nell’ultimo decennio di questo fin qui orrendo XXI secolo (e non mi riferisco alla qualità della musica prodotta, ché anzi dischi belli o addirittura bellissimi ne sono usciti eccome).
    Anche se non riesco a capire come hai fatto a lasciar fuori… oops!!! No, dai, scherzavo!
    Adesso però aspetto l’articolo dedicato al meglio del 2020, che da quello che sono riuscito ad ascoltare mi è sembrata una buona annata (sempre musicalmente parlando: sul resto stenderei un pietosissimo velo…).

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  2. Qualche giorno fa pensavo con tristezza che questo sarebbe stato il primo decennio a finire senza il listone dei fondamentali del Mucchio Extra e trovarmi di fronte a questa bella selezione (ancora più preziosa in un arco temporale dispersivo, bulimico e liquido come quello appena trascorso) è stato davvero un bellissimo regalo. Adesso via con gli ascolti di recupero (che sono parecchi).

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    1. Mi fa molto piacere e il parallelo con i listoni di “Extra” in particolare. Anche nell’assenza di schede e benché la lista sia opera di una persona sola, lo spirito è quello. Buon recupero e buoni ascolti, allora!

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