“Finché possiamo dire: “quest’è il peggio”, vuol dir che il peggio ancora può venire.” (Re Lear; atto IV, scena I).
Hai voglia a consolarti con l’evidenza che di fronte a un bivio prevale quasi sempre il disastro. Lo stesso dicasi per accettare il fatto che delle scelte sbagliate ci accorgiamo per lo più a cose fatte. Lottare contro eventi fuori dal controllo è un impegno faticoso e prostrante che ci sbatte in faccia la nostra impotenza: eppure, proprio perché la dignità umana va onorata, dobbiamo proseguire il cammino, scansare i colpi, leccarci le ferite e provare a costruire oasi di pace e bellezza.
Non so voi, ma certe volte mi sento sfinito da un mondo trasformatosi in un incubo. Tiro il fiato, mi affido a qualcosa che sparga attorno un po’ di luce, e benedico la decisione presa circa un lustro fa di rallentare e voltare le spalle alla smania di ascoltare/leggere/vedere l’impossibile “tutto”. Parlo della bulimia che spinge la gente a ingurgitare dischi e liquidarli dopo tre ascolti per poi vomitare sentenze. No, grazie. Dalle passioni desidero profondità e impegno, perché questo è ciò che offro. Di conseguenza, qui avete sinora trovato – e troverete sempre e comunque – liste di fine anno succinte però essenziali.

Tornando alla stretta attualità, il “tempo sospeso” della pandemia che ho trascorso a modificare il quotidiano in una lotta di resistenza mi ha anche aiutato a riportare il senso dell’umano davanti a ogni cosa. L’arte, intanto, lo sostiene come può. Forse è anche per questo che dalle uscite targate 2021 ho scremato musica ancor più del solito lontana dall’autocompiacimento e dall’effimero. C’è inoltre un filo rosso – astratto ma non troppo – che lega tra loro i dischi: una “ghostalgia 2.0” dove il senso di malinconia deriva dall’assenza materiale (chi non c’è più: troppi) però anche percettiva, figlia della difficoltà a concepire un presente e un domani sereni.
La dozzina qui sotto è pervasa da questo umore, tuttavia colma un po’ di vuoto e tampona qualche fragilità. Come già detto, ho ricambiato questi titoli (più alcuni altri rimasti esclusi) con attenzione, dedizione, ascolti frequenti. Come è giusto che sia. Come facevamo quando i soldi erano pochi, le ore infinite e i dischi segnavano momenti e spazi di ogni giorni. Le cose non sono cambiate, tranne che per l’irripetibile stupore che età ed esperienza hanno in parte attenuato ma per lo più modificato. A lui resto grato, come sono infinitamente grato a tutte/i voi per il sostegno al blog. Buon anno nuovo.

My dirty dozen
Ryan Adams – Wednesdays
Beautify Junkyards – Cosmorama
Clairo – Sling
Eleventh Dream Day – Since Grazed
GY!BE – G_d’s Pee AT STATE’S END!
Low – Hey What
Madlib – Sound Ancestors
Mega Bog – Life, And Another
Notwist – Vertigo Days
Orquestre Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp – We’re OK. But We’re Lost Anyway
Suuns – The Witness
Oldies but goldies
AA.VV. – Paura
Can – Live In Stuttgart 1975
Bob Dylan – Springtime In New York: The Bootleg Series, Vol. 16, 1980-1985
Rogér Fakhr – Fine Anyway
Jazz Butcher – Dr Cholmondley Repents: A-Sides, B-Sides And Seasides
Stereolab – Electrically Possessed: Switched On Volume 4
Italians do it better
Amerigo Verardi – Un sogno di Maila
Premio della critica
Chris Eckman, James McMurtry
Grazie, Turra! E buon anno.
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A te, carissimo 🙂 !
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Ciao, Giancarlo. Auguri di buon anno nuovo anche da parte mia. Almeno speriamo. Anche perché di questa vita che, diciamocelo, vita non è cominciamo a risentirne tutti, artisti compresi. Per rimanere nel campo di cui scrivi in questo blog, per esempio, l’anno che si è appena chiuso qualche bel disco disco lo ha anche prodotto e ci mancherebbe, ma (almeno a mio avviso) è stato complessivamente mediocre come non succedeva da un po’.
😥
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In linea di massima sono d’accordo, ma anche gli anni dieci erano partiti in sordina, e pian piano, dalla seconda metà in poi hanno offerto cose importanti. Magari anche questo inizio di decennio getta dei semi che vedremo crescere più avanti. Si spera, in una situazione di vita migliore. Un abbraccio, di nuovo.
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