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Schegge di una vita

Vi confido un segreto. No, anzi: due. Ogni tanto mi diverto a compilare liste che sono un po’ una sorta di “gioco serio” e un po’ un tentativo di disegnare percorsi stilistici e/o personali. L’altro segreto è, come si suol dire, di Pulcinella: nella musica per comodità chiamata “popular” amo un certo tipo di canzoni. Sono quelle che ti si piantano nel cuore e te lo scrollano a dovere, facendoti male ma bene; quelle che ti strizzano le lacrime e i brividi dal corpo; quelle che carezzano anima, nervi e cuore. Quelle che danno un altro senso all’esistenza perché sono arrivate in momenti importanti per sottolineare, commentare e accompagnare. Ci ho riflettuto su e, in occasione dello speciale natalizio 2022, ne ho raccolta una manciata.

Presumo che immaginerete benissimo la fatica – e, a un certo punto, la frustrazione – generata dal dover lasciar fuori qualcosa per accogliere altro. A questo proposito, metto subito le mani avanti e confesso di aver sfacciatamente barato. Tuttavia era necessario, perché tutte queste canzoni sono importanti e mi fanno lo stesso effetto di quando per la prima volta hanno bussato alla porta o hanno sfondato la finestra. Come fossero matrioske, ne contengono altre di rilevanza pressoché pari e, di conseguenza, l’ordine in cui appaiono non è casuale né di “merito”. Piuttosto, pensate alle compilation che preparavamo per le persone speciali. Pensate all’immagine di un territorio in movimento, dove qualcuno osserva se stesso trasformarsi, tra un sorriso e un rimpianto, tra un sogno e un turbamento. Pensate alle Canzoni. Pensate alle schegge di una vita.

Intro: Delia Derbyshire – Dr. Who Theme

100) Lisa Germano – If I Think Of Love. Perché se ci penso, sei tu.

99) Depeche Mode – Enjoy The Silence. Perché le parole a volte non sono necessarie.

98) Donna Summer – I Feel Love. Perché si danza spazio/tempo-tempo/spazio.

97) Ann Peebles – I Can’t Stand The Rain. Perché tuffarcisi per annegare.

96) Primal Scream – Shine Like Stars. Perché più in alto del sole e ancora più su.

95) Air – All I Need. Perché quando scendi dal sole, l’abbraccio.

94) Chet Baker – Everything Happens To Me. Perché l’amarezza di accettare le cose.

93) Portishead – Glory Box. Perché scioglie qualcosa che conosco.

92) Smog – Batysphere. Perché da piccolo mi portavano sempre al mare.

91) Massive Attack – Hymn Of The Big Wheel. Perché la ruota gira e noi con lei

90) Bob Marley – Redemption Song. Perché questa canzone di libertà.

89) Specials – You’re Wondering Now. Perché ogni giorno mi chiedo “chissà se”.

88) Madness – My Girl. Perché lei è sempre arrabbiata con te, chissà come mai.

87) Jefferson Airplane – White Rabbit. Perché vedi mo’, a seguire il coniglio dove mai si arriva…

86) Staple Singers – Uncloudy Day. Perché le nuvole vanno e vengono.

85) Linda Perhacs – Cimmacum Rain. Perché felice quando piove.

84) Judee Sill – The Kiss. Perché il dolce incanto di un bacio.

83) Kristin Hersh – Your Ghost. Perché sogno che tu disegni cerchi attorno a me.

82) Nico – These Days. Perché bisogna ricomporsi e ritrovarsi.

81) Akron/Family – I’ll Be On The Water. Perché un giorno mi troverete lì.

80) Tim Buckley – Song To The Siren (guitar version). Perché, sull’onda, una sirena.

79) Fred Neil – The Dolphins. Perché dall’onda usciranno i delfini e giocheremo.

78) Elliot Smith – Needle In The Hay. Perché se trovi l’ago nel pagliaio.

77) Sparklehorse – Homecoming Queen. Perché un cavallo, per il regno che mai avrò.

76) Go-Betweens – Quiet Heart. Perché il tuo cuore, così quieto.

75) Stranglers – Golden Brown. Perché con la mia mente, lei, nella notte.

74) Screaming Trees – Dollar Bill. Perché goodbye mama(s).

73) Robyn Hitchcock – Airscape. Perché siamo acqua però anche aria.

72) Yo La Tengo – Tom Courtenay. Perché Julie Christie e il feedback cremoso.

71) Cure – Boys Don’t Cry. Perché piangiamo, ma solo quando non ci vedono.

70) Echo & The Bunnymen – The Killing Moon. Perché quando hai sedici anni.

69) Chris Bell – I Am The Cosmos. Perché è in espansione.

68) Pixies – Where Is My Mind?. Perché me lo chiedo?

67) Felt – Primitive Painters. Perché l’empireo è un infinito sospiro di gioia.

66) Galaxie 500 – Strange. Perché strano è chi strano è.

65) Chills – Pink Frost. Perché succedono cose non dovrebbero, ma.

64) Hüsker Dü – Turn It Around. Perché la rivoluzione nello specchio nel bagno.

63) Monochrome Set – Goodbye Joe. Perché tutte le Greta Garbo lo sanno.

62) Decemberists – The Crane Wife 3. Perché devo chinare il capo.

61) Pogues – A Pair Of Brown Eyes. Perché ci sono, e mi aspettano.

60) Billy Bragg – Greetings to the New Brunette. Perché i nostri giorni estivi.

59) David Sylvian – Ghosts (acoustic BBC version). Perché gli spettri con me.

58) Laura Nyro – Beads Of Sweat. Perché oh, tu.

57) XTC – Dear God. Perché ateo razionalista di profonda spiritualità.

56) Fairport Convention – Who Knows Where Time Goes? Perché non si sa.

55) Cowboy Junkies – Misguided Angel. Perché tutti ne amano.

54) Vic Chesnutt – Sponge. Perché il mondo è una spugna e noi pure.  

53) Pink Floyd – See Emily Play. Perché lo sguardo del “pazzo” è sempre il più acuto.

52) Stewie Wonder – I Believe (When I Fall In Love It Will Be Forever). Perché presto o tardi…

51) Lou Reed/John Cale – Hello It’s Me. Perché piovono lacrime.

50) Rain Tree Crow – Blackwater. Perché siamo acqua e non importa il colore.

49) Stone Roses – I Wanna Be Adored. Perché, ehi, non sentitevi in obbligo.

48) Kinks – Days. Perché quei giorni li ricorderò sempre.

47) David Bowie – Sound And Vision. Perché blu blu elettrico blu.

46) Tom Waits – Blind Love. Perché LA parola di quattro lettere è cieca.

45) John Cale – Close Watch. Perché ci ho provato e ci provo ancora.

44) Minutemen – History Lesson Part II. Perché our band could be our life.

43) X – Los Angeles. Perché ci sono volte in cui bisogna andare.

42) T.Rex – Girl. Perché nel profondo ci sei e sei tu.   

41) Kraftwerk – The Model. Perché gli androidi sognano donne elettriche.

40) Radiohead – Idioteque. Perché una cosa alla volta.

39) Stereolab – Transporter Sans Bouger. Perché Godard in loop.

38) Julian Cope – An Elegant Chaos. Perché la vita a volte è così.  

37) Thin White Rope – Thing. Perché le stagioni si risistemano.

36) Bruce Springsteen – Thunder Road. Perché è una città di perdenti eccetera.

35) Spain – Spiritual. Perché già ve l’ho spiegato.    

34) Neil Young – After The Gold RushPerché la nave argento arriverà.

33) Beach Boys – God Only Knows. Perché c’è una perfezione che non stanca.  

32) Nancy Sinatra/Lee Hazlewood – Some Velvet Morning. Perché apocalisse al miele.

31) Townes Van Zandt – If I Needed You. Perché se ho bisogno di te.

30) Otis Redding – Dreams To Remember. Perché sogni da ricordare, ricordi da sognare.

29) Big Star – Thirtheen. Perché un giorno mi sciolsi nel sole.   

28) Prince – Sometimes It Snows In April. Perché la coperta di Linus.  

27) Lou Reed – Perfect Day. Perché lo vorresti sempre.  

26) Can – She Brings The Rain. Perché, a modo mio, romantico.

25) Van Morrison – Sweet Thing. Perché manca e te ne accorgi.

24) Talking Heads – Heaven. Perché tutti stanno cercando di andare al bar.

23) Brian Eno – By This River. Perché sono nato davanti a un fiume.

22) Magnetic Fields – All My Little Words. Perché una splendida farfalla.

21) Joy Division – Love Will Tear Us Apart. Perché è capitato che.  

20) New Order – Ceremony. Perché dopo ogni fine c’è un inizio.

19) Lloyd Cole – Are You Ready To Be Heartbroken? Perché sono sempre stato pronto.

18) Daniel Johnston – True Love Will Find You In The End. Perché è la verità.

17) Robert Wyatt – Free Will And Testament. Perché prima o poi tocca.

16) Television – Venus. Perché l’anima si ghiaccia, lì, a mezz’aria.

15) Joni Mitchell – River. Perché li vorrei ancora, degli inverni così.

14) Dream Syndicate – Merrittville. Perché in provincia non si scherza.

13) Green On Red – Cheap Wine. Perché giusto o sbagliato chi lo sa.

12) Smiths – How Soon Is Now?. Perché un’altra dimensione.  

11) Only Ones – Another Girl, Another Planet. Perché ogni ragazza un pianeta a sé.

10) Elvis Costello – Shipbuilding. Perché strizzami il cuore, grazie.

9) Bonnie Prince Billy – I See A Darkness. Perché prima dell’ora suprema.

8) Nick Drake – Fly. Perché datemi una seconda possibilità.

7) Clash – Death Or Glory. Perché non è solo un’altra storia.

6) R.E.M. – World Leader Pretend. Perché ho eretto i muri e li abbatterò. Forse.

5) Bob Dylan – Visions Of Johanna. Perché il Bardo.

4) Ultravox! – Hiroshima Mon Amour. Perché quella sera d’estate, tanti anni fa.

3) Love – Alone Again Or. Perché se esiste, il paradiso è questo.

2) Velvet Underground – All Tomorrow’s Parties. Perché suonatela al mio funerale.

1) Beatles – Strawberry Fields Forever. Perché.

Outro: Ennio Morricone – L’estasi dell’oro; Blind Willie Johnson – Dark Was The Night, Cold Was The Ground; Grant Lee Buffalo – Happiness

Ghost tracks: Aztec Camera – Down The Dip; Peter Gabriel – Solsbury Hill; Neutral Milk Hotel – The King Of Carrot Flowers; Opal – Empty Box Blues; Rolling Stones – Shine A Light; Tindersticks – City Sickness; Grateful Dead – Box Of Rain; Fugazi – Waiting Room; Syd Barrett – Late Night; Grandaddy – Jed The Humanoid; Field Mice – When Morning Comes To Town; Mark Hollis – The Colour Of Spring; Gorky’s Zygotic Mincy – Patio Song; Tom Petty – The Waiting; The Sound – Silent Air

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Amarcord… fragole e una cassetta

Se è vero – lo è: eccome – che abbiamo tutti un blues da piangere, è altrettanto innegabile che ognuno conservi nel ricordo il proprio big bang sonoro. Intendo il giorno in cui le cose sono cambiate. Il giorno nel quale la ‘nostra’ musica ci è entrata nella vita mettendo il resto in un angolo. Parlo del fantastico attimo in cui le canzonette alla radio, il pallone e le ragazzine che non vogliono uscire con te perché devono lavarsi i capelli spariscono in un lampo. Ogni cosa inghiottita e poi sputata via da quei pezzi di plastica nera. Eccetto i libri di scuola, per me. Perché in qualche bizzarro modo che non saprei definire, ero sicuro che avrei ritrovato brandelli e cocci e schegge del pop nella letteratura, nell’arte, nella storia.

Sapevo che Rimbaud e Shakespeare sarebbero tornati in altre forme. Perché a quindici anni e mezzo, quando nel cuore degli eighties arriva novembre, ti schiaccia contro il muro. Tu, la tua bicicletta e il liceo linguistico che costa a papà e mamma sette camice di fatica. Meno male che te la cavi bene e un domani ti sarà utile per guadagnare il pane quotidiano. Ma non solo, no. Scoprirai che l’inglese servirà a innamorarti con intensità ancor più folle di una manciata di minuti favolosi, di vite altrui che sentirai tue.

Ma dicevo: novembre. Un giorno apparentemente qualsiasi a metà di una settimana qualsiasi. Pedalo nel freddo tornando da scuola: sulla via di casa, un amico più vecchio che già frequenta la quinta in un altro istituto mi attende per darmi ciò che ho chiesto. Una Sony C90 sulla quale ha inciso la “raccolta blu” dei Beatles di proprietà del fratello. Da fonti certe avevo appreso che si trattava di un passaggio obbligato e ho sempre avuto fiducia in chi ne sa più di me. A consegna avvenuta, parcheggio in cantina e salgo le scale con una certa smania, perché chissà cosa ho nella tasca del giaccone. Un tesoro? Una delusione? Durante il pranzo guadagno tempo, come se per paura stessi rinviando il momento.

A un certo punto mi butto. Nella cameretta porto un caffè, perché con i vizi ho cominciato presto. Mi siedo sul letto. Affido il nastro al registratore. Parte l’organetto cigolante e colante miele lisergico di Strawberry Fields Forever. All’improvviso, qualcuno ha aperto una diga nel deserto nebbioso della pianura padana. Come se dentro di me e attorno a me il mondo fosse passato dal bianco e nero al technicolor. In tre secondi netti. Per il resto del primo ascolto di una tra le mie dieci canzoni preferite di sempre ero lì, ma ero altrove. Anzi: era il qui e ora ad essersi trasformato in una corsa a rotta di collo lungo ogni curva – improvvisa, inattesa – di una musica che non avevo mai sentito. Ma che (di nuovo: ero già sicuro al cento per cento, senza riuscire a spiegarlo) era sempre stata dentro di me in attesa di rivelarsi.

Un’epifania, insomma. Oppure un battesimo psichedelico, come lo avrei definito tempo dopo con la cognizione di causa offerta da decine di testi sacri opportunamente consumati e centinaia di dischi passati sullo stereo, che arrivò la primavera successiva e in parte ancora posseggo. Quella immersione in un’acqua multicolore ancora la provo con ogni nuova scoperta, uguale però diversa. Lascio che mi porti giù verso campi di fragole. Se possibile, per sempre.

Cinquanta pezzi da(i) Dieci

Tra operatori del settore ed appassionati, un po’ tutti amano stilare elenchi del “meglio” di qualsiasi cosa e insomma Nick Hornby aveva visto giusto. Non sono comunque compulsivi che cercano di tenere tutto sotto controllo, ma membri di un’Accademia della Crusca che si divertono in modo intelligente ragionando su generi, epoche, stili. Amare la popular music al punto da studiarla con rigore e accanimento implica ritrovarsi in una bolla che un po’ ci mantiene giovani. Non parlo del fisico, ma di anima e mente.

Se saluti gli anta con immutata passione, i dischi ripagano isolandoti per qualche ora dagli orrori del mondo e rappresentando un sostegno e un’uscita di sicurezza. Dite grazie alle canzoni che ci salvano la  vita e a quelle che illuminano il più nefando dei giorni, ché questa specie di adolescenza sospesa a mezz’aria non comporta necessariamente la fuga dalle responsabilità. Piuttosto, significa affrontare l’esistenza come quando di anni ne avevi venti però con la saggezza nel frattempo offerta dai calci presi e da quelli dati. Difficile, certo, ma non impossibile.

Come la maggior parte di chi traffica con il rock (inteso in senso molto ampio; è più un’attitudine, ecco) e con la cultura che vi gravita attorno, sono uno snob di buon cuore. Per questo motivo – e perché appartengo alla scuola che calcola un decennio da “uno” a “zero” – nel 2019 mi sono risparmiato l’inventario degli anni Dieci. Senza chiamarmene fuori, ho rinviato la faticaccia in questi mesi assurdi, un po’ anche per lasciarmeli alle spalle con un’incombenza piacevole.

Ed eccolo, il risultato, in tutto il suo splendore (?). Prima che commentiate con i soliti “dove cavolo è tizio?” e “roba da matti, ha lasciato fuori The Sempronis” vi rammento che state leggendo un blog, ovvero l’espressione diretta di chi lo scrive. Di conseguenza, questi cinquanta album – lo confesso: per nulla facili da scegliere e suddividere in categorie – sono il distillato del mio cuore e il frutto di un mio prolungato divertimento. Perché da sempre il punto non è fare a chi è più figo, ma usare la propria testa e confrontarsi con quella altrui. Buona lettura.

Magnifici dieci

Damon Albarn – Everyday Robots (Parlophone, 2014)

Algiers – The Underside Of Power (Matador, 2017)

Arctic Monkeys – AM (Domino, 2013)

Neneh Cherry – Blank Project (Smalltown Supersound, 2014)

Dirtmusic – Bu Bir Ruya (Glitterbeat, 2018)

P.J. Harvey – Let England Shake (Island, 2011)

Low – Double Negative (Sub Pop, 2018)

Mourning (A) BLKstar – The Cycle (Don Giovanni, 2020)     

Ryley Walker – Primrose Green (Dead Oceans, 2015)

Jonathan Wilson – Gentle Spirit (Bella Union, 2011)

Splendidi quindici

Terry Allen – Just Like Moby Dick (Paradise Of Bachelors, 2020)

Bombino – Nomad (Nonesuch, 2013)

David Bowie – Blackstar (ISO, 2016)

Dr. John – Locked Down (Nonesuch, 2013)

Bob Dylan – Rough & Rowdy Ways (Columbia, 2020)     

Steve Gunn – The Unseen In Between (Matador, 2019)

Michael Head & The Red Elastic Band – Adios Señor Pussycat (Violette, 2017)

Ed Laurie – Cathedral (Moon Painter, 2012)

Nap Eyes – I’m Bad Now (Paradise Of Bachelors, 2018)

Rustin’ Man – Drift Code (Domino, 2019)

Ty Segall – Freedom’s Goblin (Drag City, 2018)

St. Vincent – s/t (Loma Vista, 2014)

Suuns – Images Du Futur (Secretly Canadian, 2013

Jesse Sykes & Sweet Hereafter – Marble Son (Fargo, 2011)

These New Puritans – Fields Of Reeds (Infectious, 2013)

Preziosi venticinque

Beach House – Bloom (Sub Pop, 2012)

Black Angels – Death Song (Blue Horizon, 2017)

Anna Calvi – s/t (Domino, 2011)

Nick Cave & Bad Seeds – Skeleton Tree (Mute, 2016)

Elvis Costello & The Imposters – Look Now (Concord, 2018)

Dream Syndicate – The Universe Inside (Anti-, 2020)

Mark Eitzel – Hey Mr. Ferryman (Merge, 2017)

Fat White Family – Serfs Up (Domino, 2019)

Field Music – Open Here (Memphis Industries, 2018)

Lee Fields & Expressions – Special Night (Big Crown, 2016)

Heliocentrics – A World Of Masks (Soundway, 2017)

Brittany Howard – Jaime (ATO, 2019)

LCD Soundsystem – American Dream (DFA, 2017)

Mbongwana Star – From Kinshasa (World Circuit, 2015)

Mega Bog – Dolphine (Paradise Of Bachelors, 2019)

Randy Newman – Dark Matter (Nonesuch, 2017)

Angel Olsen – My Woman (Jagjaguwar, 2016)

OM – Advaitic Songs (Drag City, 2012)

Sleater-Kinney – No Cities To Love (Sub Pop, 2015)

Trembling Bells – Dungeness (Tin Angel, 2018)

Tropical Fuck Storm – Braindrops (Joyful Noise, 2019)

Ultramarine – Signals Into Space (Les Disques du Crepuscule, 2019)

Tom Waits – Bad As Me (Anti-, 2011)

Jane Weaver – Modern Kosmology (Fire, 2017)

Lucinda Williams – Ghosts Of Highway 20 (Highway 20, 2016)