Da quando la produzione discografica ha assunto cadenze folli, è impresa davvero impossibile affrontare con serenità un ammasso sempre più annichilente di pubblicazioni. Ciò premesso, ogni tanto ti imbatti in nomi che un tempo avresti definito di culto come gli scozzesi Phantom Band, purtroppo spariti dalla circolazione che sono ormai sei anni. Se di scioglimento si tratta, consola che abbiano chiuso bottega all’apice della forma e del percorso artistico immacolato che intrapresero a Glasgow nei primi anni zero. Amici di lunga data, Duncan Marquiss e Greg Sinclair (chitarra), Gerry Hart (basso), Damien Tonner (batteria), Andy Wake (tastiere) e il cantante Rick Anthony si lanciano in jam informali per passare il tempo dopo un giro al pub. Mano a mano, iniziano a trascorrere sempre più tempo in sala, “trenta-e-qualcosa” con dalla loro il cinico disincanto dell’età in cui puoi ancora giocarti qualche chance ma la vita l’hai masticata. Di conseguenza, ragioni prima di aprire bocca o di scrivere canzoni.
Questo spiega in parte l’arguzia con la quale ricompongono modelli esistenti in fogge personali senza prendersi troppo sul serio. Cambiano nome di continuo (NRA, Los Crayzee Boyz, Tower of Girls, gli esilaranti Robert Redford e Robert Louis Stevenson) e si lasciano dietro un nastro, un CD-R e un’etichetta creata a bella posta battezzata “estrema nudità”. Doppiata la metà del decennio, optano per una definitiva ragione sociale sottolineando la natura enigmatica che fa bel paio con il tagliente nonsense e i concerti in maschera – che assecondano una ritualità pagana palese anche nelle trasfigurazioni folk e nell’approccio percussivo al ritmo – o in cui piazzano un’attrezzatura da body building sul palco invitando il pubblico a usarla. Sento sussurrare “Monty Phython” e “Bonzo Dog Band”, vedo sorrisi d’intesa. Bene. Sarebbe comunque mero colore se non ci fosse uno stile sostanzioso spremuto dalle collezioni di dischi e dalle epifanie della quotidianità, un assaggio del quale plana su un singolo per Trial & Error che nel 2007 persuade la Chemikal Underground a scritturare il gruppo.

A inizio 2009, l’esordio Checkmate Savage testimonia un ampio ventaglio di intuizioni a fuoco tra kraut-wave (The Howling) e James muscolari (Folk Song Oblivion), ipnosi folk-rock declinate post (Crocodile) e country-gospel modernizzato (Island), Beach Boys teutonici (Throwing Bones) e mutant-funk con venature surf e tribali (Burial Sounds). Facile prospettare un gioiello dietro l’angolo, e infatti nell’autunno 2010 The Wants recapita un capolavoro di avvincente complessità e canzoni che respirano. Ci trovate folk dalle movenze “motorik” (The None Of One), melodie struggenti che partono crepuscolari e arrivano limpide (Come Away In The Dark), post-punk in viaggio tra varchi spaziotemporali (Into The Corn, Everybody Knows It’s True), coltellate al revival new wave (Mr. Natural, Walls) e alla pavidità dell’indie più formulaico (A Glamour, O, Goodnight Arrow). Una voce dal timbro scuro, arrangiamenti policromi e strutture ardite confluiscono in un avant-pop ricco di passione. Una rarità, allora come ora.
Con Iain Stewart al posto di Tonner si suona in America ed Europa, prolungando l’attesa per il “difficile terzo album” fino al luglio 2014. Strange Friend supera la prova traslocando gli LCD Soundsystem oltremanica (The Wind That Cried The World) e i Love in Irlanda (Atacama), alternando garage-wave poppizzato (Clapshot) a ipotesi hard della Beta Band (Sweatbox) e ibridi tra Human League e Smashing Pumpinks (Doom Patrol).Tanto è il materiale accumulato nelle session che pochi mesi più tardi Fears Trending (spiritoso anagramma di Strange Friends…) svuota i cassetti, offrendo una Spectrelegs che manda al tappeto i Black Mountain, gli Harmonia incupiti di Tender Castle, una Local Zero da XTC sardonici, lo Scott Walker indeciso tra elettronica lo-fi e Morricone di Denise Hopper e Olden Golden. Ti aspetti un futuro di meraviglie e invece nisba. Durante l’ennesimo tour, in Francia la Phantom Band è derubata della strumentazione, le rimanenti date vengono cancellate e da allora i simpatici pazzoidi non hanno più suonato insieme. Tuttavia non dispero, ché alcuni membri sono ancora attivi in altri progetti e nel loro caso una rimpatriata porterebbe di certo cose buone. Ehi, ragazzacci, che ne dite di riprovarci?